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Costruzioni in muratura e Sismabonus: criteri per la scelta degli interventi

Costruzioni in muratura e Sismabonus: criteri per la scelta degli interventi

Dall’analisi delle carenze strutturali alla scelta della strategia di intervento, in questo contributo viene descritto un percorso per fasi che propone un approccio basato su modelli di vulnerabilità semplificati che costituiscono gli strumenti operativi più collaudati.

Uno strumento essenziale per operare le scelte progettuali e consentono una valutazione preliminare degli obiettivi di sicurezza che possono essere conseguiti a seguito della realizzazione egli interventi.

All’interno anche la relazione sintetica redatta per un edificio elaborata a seguito del reperimento della documentazione progettuale architettonica e di una ispezione sul fabbricato. Nella relazione, oltre alla valutazione delle criticità strutturali, vengono individuati gli interventi necessari a migliorare il comportamento della costruzione e viene fatta una prima stima del livello di sicurezza atteso.


Con la pubblicazione del decreto 28 febbraio 2017, n. 58 é stato avviato un piano, il cosiddetto Sismabonus, varato per favorire la prevenzione su base nazionale del rischio sismico degli edifici secondo le indicazioni tecniche presenti nell’allegato A – “Linee guida per la classificazione del rischio sismico delle costruzioni” (di seguito Linee Guida).

Nelle Linee guida si definiscono le classi di rischio, in ordine crescente dalla A+ alla G, e le procedure per la loro determinazione secondo due diversi metodi: il metodo convenzionale, che prevede una valutazione della vulnerabilità in base alla modellazione numerica, ed il metodo semplificato che fa riferimento alla Scala Macrosismica Europea (EMS) ed alle “peculiarità” che caratterizzano, in senso positivo o negativo, il comportamento delle strutture in muratura.

L’individuazione delle “peculiarità negative” / carenze costruttive costituisce uno strumento guida per il progettista al fine di individuare i meccanismi di collasso rispetto ai quali definire la strategia di intervento ed elaborare i modelli numerici per la valutazione del livello di sicurezza, come richiesto dal metodo convenzionale. In base agli studi effettuati sui terremoti passati, è possibile associare ad ogni “peculiarità negativa” / carenza strutturale un punteggio che ne stima la gravità in ragione della maggiore probabilità che possano essere attivati da un evento sismico.

Alla luce delle esperienze fatte, si propone quindi un percorso di valutazione della vulnerabilità sismica articolato in cinque fasi che, a partire dall’attività di rilievo del costruito, porta a definire gli interventi locali o di miglioramento sismico / adeguamento e i relativi costi di realizzazione:

  • Fase A: rilievo speditivo del fabbricato, ispezioni catastali e ricerca di documenti inerenti la regolarità edilizia del fabbricato. Fase finalizzata a valutare la sussistenza delle condizioni per richiedere le detrazioni fiscali e la fattibilità dell’intervento sulla base delle vulnerabilità rilevate,
  • Fase B: analisi storica, rilievo della geometria del fabbricato e caratterizzazione degli elementi costruttivi (tipologia della muratura, solai e coperture), valutazione delle collegamenti, delle interazioni con gli edifici posti in adiacenza (caso di edifici in aggregato),
  • Fase C: valutazione di dettaglio delle carenze costruttive, individuazione degli interventi finalizzati a eliminare / ridurre la possibilità di attivazione dei meccanismi in funzione di un criterio di ottimizzazione del rapporto tra i benefici in termini di riduzione della vulnerabilità e i costi di intervento.

 

Modello semplificato per la valutazione della vulnerabilità sismica

Per avere accesso al Sismabonus, occorre preliminarmente definire quali costruzioni possono essere oggetto delle alle detrazioni fiscali. Esclusa a priori la possibilità di interventi su singole unità immobiliari, le indicazioni e le circolari ad oggi pubblicate fanno riferimento ad interi edifici. Quindi non sussistono problemi particolari a definire la costruzioni quando si tratta di edifici isolati o comunque dotati di un giunto sismico di ampiezza sufficiente a garantire l’indipendenza strutturale nell’accezione data dalle Norme Tecniche delle costruzioni.

Più complessa è invece la casistica riguardante gli aggregati tipicamente ubicati all’interno dei centri storici per i quali sarebbe auspicabile prevedere progetti unitari. Considerato che molto spesso è non praticabile la scelta di coordinare tutte le proprietà verso un obiettivo comune, si pone il problema di individuare la porzione minima di struttura su cui è possibile intervenire.

A tal proposito si sono susseguite una serie di interpretazioni contrastanti che sembrano definitivamente risolte dalla pronuncia della Commissione di Monitoraggio istituita presso il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici secondo le disposizioni dell’art. 4 del D.M. 28 febbraio 2017 e s.m. a cui fa parte anche l’Agenzia delle Entrate.

Con la nota 8047 del 21/10/2020 proveniente da Agenzia delle Entrate, la Commissione ha chiarito che “Ai fini dell’applicazione del ‘Sismabonus’ o del ‘Super sismabonus’ più che all’unità funzionalmente indipendente bisogna fare riferimento all’unità strutturale (US) chiaramente individuabile secondo le NTC 2018 (§ 8.7.l)”.

 

Individuare le unità strutturali (US) negli edifici aggregati

Si pone il problema, non sempre di facile soluzione, di suddividere gli aggregati in unità strutturali, problema che si pone soprattutto per le costruzioni ubicate nei centri storici.

Secondo le precisazioni date dalle Istruzioni per l’applicazione delle norme tecniche approvate con Circolare 21 gennaio 2019, n. 7 del C.S.LL.PP. (di seguito Circolare): “L’US dovrà comunque avere continuità da cielo a terra per quanto riguarda il flusso dei carichi verticali e, di norma, sarà delimitata o da spazi aperti, o da giunti strutturali, o da edifici contigui costruiti, ad esempio, con tipologie costruttive e strutturali diverse, o con materiali diversi, oppure in epoche diverse“.

Negli aggregati urbani dei centri storici sono presenti diversi livelli di interazione e il riconoscimento delle unità strutturali non sempre è univoca: di fondamentale importanza in questo processo è l’analisi delle trasformazioni urbane avvenute nel corso degli anni.

Per agevolare tale individuazione possono essere introdotti alcuni criteri fondamentali come il riconoscimento delle fasi di accrescimento, l’articolazione planimetrica dell’aggregato urbano, la presenza di caratteristiche costruttive o tipologiche differenti e delle discontinuità strutturali (rue, paramenti accostati,….).

Solo secondariamente si può tener conto della differenza di altezza tra gli edifici che in alcuni caso è dovuta a sopraelevazioni su parte dell’edificio originario. Altri criteri sono il disallineamento verticale degli impalcati o delle bucature che possono essere stati realizzati solo successivamente all’edificazione della costruzione e che quindi potrebbero non costituire un criterio valido. Le considerazioni che vanno fatte sono esclusivamente di tipo strutturale e non funzionali.

L’individuazione dell’edificio / unità strutturale non si basa quindi sul concetto di indipendenza strutturale, intesa come assenza di interazione nell’accezione data dalle Norme tecniche delle Costruzioni al paragrafo 7.2.1 come distanza minima tra costruzioni contigue per evitare fenomeni di martellamento che nel caso di edificio in aggregato si realizza solo in presenza di rue o “doppi muri”, ma come individuazione dei piani verticali rispetto ai quali l’interazione è più debole.

edifici aggregati

Figura 1: Esempio di evoluzione storica di un aggregato in linea (O porzione originaria, I fabbricato indipendente, nA struttura non ammorsata). I criteri per l’individuazione delle unità strutturali sono indicati nelle Istruzioni per l’applicazione della Normativa tecnica e nel Manuale per la compilazione della scheda AeDES di 1° livello di rilevamento danno, pronto intervento e agibilità per edifici ordinari nell’emergenza post-sismica.

Un tipico esempio di suddivisione in unità strutturali di un aggregato in linea alle Norme Tecniche delle Costruzioni è rappresentato nello schema di Figura 1 ed illustra in modo sintetico il percorso di accrescimento e di trasformazione.

L’edificio / unità strutturale individua le porzioni di costruzione per le quali in caso di sisma ci si aspetta un comportamento approssimativamente omogeneo: gli edifici di estremità di un aggregato sono soggetti, per esempio, a danni significativamente maggiori di edifici interni in quanto, a differenza di questi ultimi, non beneficiano del supporto stabilizzante e di confinamento garantito dalle strutture adiacenti.

Seguendo quindi il criterio indicato dalle Linee Guida, la classe di vulnerabilità viene valutata per unità strutturale sulla base della classificazione prevista dalla Scala Macrosismica Europea (EMS 98) che, a seconda della tipologia della struttura, viene attribuito un intervallo di vulnerabilità minima e massima, come indicato nella Figura 2.

 

classificazione usata dalla Scala Macrosismica Europea

Figura 2: viene riportata la classificazione usata dalla Scala Macrosismica Europea (EMS 98) delle costruzioni in muratura a seconda della tipologia rilevata. La classe V6 è quella a maggiore vulnerabilità, la classe V1 caratterizza le costruzioni meno vulnerabili. Il pallino indica la classe di vulnerabilità sismica media. La linea continua contrassegna l’intervallo di vulnerabilità più probabile, quella tratteggiata quello relativo a casi eccezionali o comunque poco ricorrenti.

 

L’individuazione della classe di vulnerabilità

L’individuazione della classe di vulnerabilità avviene in due passi distinti secondo le procedure proposte descritte nei paragrafi successivi:

  1. si individua la tipologia strutturale in ragione dei rilievi e della campagna indagini sulle strutture e come conseguenza, in base allo schema in Figura 2, si definisce l’intervallo di vulnerabilità più probabile,
  2. nell’ambito dell’intervallo definito al passo precedente, si individua la classe di vulnerabilità specifica della costruzione valutata sulla base delle carenze strutturali rilevate.

La tipologia di struttura

Per la corretta individuazione della tipologia strutturale è basilare un rilievo dello stato dei luoghi dettagliato in quanto, soprattutto per l’edilizia storica, difficilmente sono reperibili elaborati progettuali se non riferiti a interventi recenti che possono riguardare miglioramenti funzionali oppure modifiche strutturali che le normative passate consentivano senza particolari precauzioni.

Anche per gli edifici che non hanno particolare pregio è necessario prevedere ricerche sulla base della documentazione storica e della memoria degli occupanti per reperire ogni notizia relativa alla costruzione e a tutte le successive trasformazioni, con particolare riferimento a danneggiamenti manifestatisi nel passato, ai relativi lavori di consolidamento (eventualmente a seguito di eventi calamitosi precedenti), a lavori di modifica degli elementi strutturali principali o che hanno portato ad ampliamenti o sopraelevazioni.

Per avere un quadro di insieme del fabbricato e delle sue interazioni con gli edifici in adiacenza, occorre prevedere una restituzione grafica in cui siano riportati, adeguatamente dimensionati, tutti gli elementi strutturali e non. Il rilievo strutturale deve fornire indicazioni sulle strutture portanti, quali materialitipo di apparecchio murario, spessore dei muri, al netto degli intonaci, orditura dei solai, presenza di elementi in calcestruzzo armato o acciaio, presenza o meno tiranti in legno / acciaio, dei cordoli, l’efficacia dell’ammorsamento in corrispondenza degli incroci murari e tra murature e le strutture orizzontali e di copertura, presenza di nicchie o aperture richiuse, dimensione e materiali di archi e volte, schemi statici delle scale e della copertura evidenziando eventuali schemi spingenti, il quadro fessurativo qualora presente, etc.

Le murature vanno classificate secondo quanto previsto dalla tabella C8.5.I della Circolare che, in caso di murature storiche, si basa sulla lavorazione e la dimensione dei conci in pietra (aspetti fondamentali), l’orizzontalità delle giaciture, lo sfalsamento dei giunti verticali, la presenza di elementi passanti nello spessore della muratura, la qualità della malta. A titolo di esempio nella Figura 3 vengono illustrate alcune tipologie murarie.
tipologie di muratura

Figura 3: esempi di due tipologie di muratura. Sulla sinistra la muratura a ciottoli della sede della Prefettura di L’Aquila completamente disgregata a seguito del sisma del 6 aprile 2009, sulla destra una muratura in parte a conci sbozzati in parte a spigoli finiti consolidata in tempi recenti. Fotografie scattate a L’Aquila dagli autori.

Le Linee Guida suddividono le tipologie strutturali in due gruppi.

Nel primo gruppo rientrano le strutture costituite da murature di pietra senza legante o in mattoni di terra cruda per le quali non è consentita l’esecuzione di interventi locali a causa della possibilità che le strutture verticali si disgreghino qualora sottoposte a sollecitazioni dovute a terremoti.

Nel secondo gruppo rientrano le rimanenti tipologie che, seppur costituite da murature anche significativamente differenti tra loro, sono caratterizzare da una maggiore coesione.

Consiglio

Considerato che il riconoscimento delle murature degli edifici esistenti risulta uno degli aspetti fondamentali della valutazione della sicurezza strutturale, si raccomanda di effettuare ispezioni specifiche basate prioritariamente su indagini visive attraverso un adeguato numero di scrostamenti dell’intonaco.

Il riconoscimento consente di valutare quasi tutti i parametri fondamentali per classificare la muratura, quali le dimensioni e la lavorazione dei conci, lo sfalsamento dei giunti, l’allineamento delle giaciture, la qualità della malta.

Attenzione

Per la localizzazione dei saggi è essenziale avere una ricostruzione storica preliminare del fabbricato che gli approfondimenti visivi possono confermare o meno. La presenza di elementi di collegamenti trasversali può essere invece verificata anche mediante prove non distruttive quali prove soniche che sulla porzione indagata misurano, su un reticolo di punti adeguatamente distanziati, le velocità di propagazione delle onde e quindi l’eventuale presenza di elementi lapidei che collegano i paramenti murari.

La valutazione della qualità muraria va sempre fatta con una misurata cautela in quanto l’identificazione della muratura come “ciottoli o in pietrame disordinato” non comporta semplicemente una sottostima del livello di sicurezza ma, come stabilito dalle Linee Guida, esclude a priori la possibilità di fare un intervento locale, intervento che, se articolato bene, garantisce di gran lunga il miglior rapporto costi benefici.

Considerato che le Linee Guida prevedono la valutazione secondo lo schema riportato in Figura 1 che fa riferimento a “classi di comportamento” più che a fabbricati con strutture omogenee, per poter definire la tipologia strutturale per un fabbricato in cui coesistono murature anche molto differenti tra loro, si propone un criterio semplificato, indicato in Tabella 1 che, in base alle tipologie rilevate ed alla loro estensione, supporta il professionista a individuare la tipologia di struttura prevalente.
Tabella 1: Criterio proposto per l’individuazione delle tipologie strutturali indicate nelle Linee Guida. Le percentuali indicate in tabella sono indicate in riferimento al volume totale della muratura relativa all’unità strutturale.

sismabonus-muratura-miozzi-4.JPG

 

Le carenze strutturali più ricorrenti per ciascuna tipologia di muratura

Le Linee Guida, nell’ambito del metodo semplificato, definisce le “peculiarità negative” più ricorrenti per ciascuna delle tipologie di struttura.
Tabella 2: attribuzione delle peculiarità alle tipologie strutturali. Con la “X” sono contrassegnate le “peculiarità negative” / carenze strutturali più ricorrenti le Linee Guida associano a ciascuna tipologia costruttiva.

Costruzioni in muratura e Sismabonus: criteri per la scelta degli interventi

 

Considerato però che, soprattutto le costruzioni in muratura storiche, sono spesso costituite da più tipologie murarie con caratteristiche anche molto diverse tra loro, per formulare un giudizio di vulnerabilità globale sono state prese in considerazione tutte le peculiarità negative delle Linee Guida di cui si dà una breve descrizione.

Facendo particolare riferimento alle disposizioni normative che hanno regolato la ricostruzione post sisma del 2009 che ha colpito l’Abruzzo e l’importante tessuto storico della città di L’Aquila, nei paragrafi seguenti sono illustrati in maniera sintetica i criteri per definire un indice numerico proporzionale alla gravità delle carenze costruttive rilevate.

1. Scarsa qualità costruttiva

La tipologia della struttura individua la classe di comportamento in ragione della muratura prevalente. Murature della stessa tipologia possono però avere comportamenti differenti in funzione di parametri aggiuntivi come la dimensione del concio, la qualità della malta, la presenza di collegamenti trasversali, ecc. La carenza legata alla scarsa qualità costruttive tiene conto di questi aspetti.

Le conseguenze dovute alla carenza costruttiva possono essere considerate:

  • gravi se un volume della muratura maggiore del 30% sono presenti inerti di piccole dimensioni e la consistenza della malta risulta essere scarsa (friabile, incoerente oppure assente).
  • di media gravità se pur ricadendo nella casistica precedente, la muratura è dotata di giunti sottili (<10 mm), listature e/o diatoni ovvero la muratura avente inerti di piccole dimensioni e la consistenza della malta scadente ha un’incidenza minore del 30%.
  • assenti se sono presenti giunti sottili (<10 mm), diatoni oppure listature per oltre il 70% della muratura che ha inerti medi o grandi.

2. Elevato degrado e/o danneggiamento

L’elevato degrado sussiste quando una parte significativa degli elementi strutturali principali (murature, solai e coperture) è tale da influire negativamente in maniera significativa sul comportamento della struttura.

Le conseguenze dovute alla carenza costruttiva possono essere considerate:

  • gravi se risulta un cattivo stato di conservazione o di danneggiamento che altera in maniera significativa l’efficienza strutturale dell’elemento per almeno il 70% delle tipologie murarie” e/o il 70% della copertura o dei solai di interpiano”
  • di media gravità se tali percentuali sono comprese tra il 30% e il 70%,
  • assenti nei rimanenti casi.

3. Spinte orizzontali non contrastate

La carenza costruttiva si ha quando si hanno strutture orizzontali o di copertura spingenti (volte, archi o coperture inclinate con travi che seguono la linea della pendenza) non sono contrastate da tiranti, catene, contrafforti, muri di taglio o comunque senza alcun presidio che impedisca l’attivazione dei meccanismi di primo modo.

La carenza può essere considerata:

  • grave se più del 50% delle superfici della copertura e solai risultano essere spingenti senza che ci siano cordoli o catene efficaci a contrastare l’attivazione dei meccanismi;
  • di media gravità se detta percentuale è compresa tra il 20% ed il 50%,
  • assente nei rimanenti casi.

4. Pannelli murari male ammorsati tra loro

I pannelli possono essere considerati ben ammorsati se le connessioni sono efficaci almeno nell’80% degli incroci murari (carenza assente), la carenza è grave se la commessione è buono per meno del 30% degli incroci e dei martelli murari, di media gravità negli altri casi.

5. Orizzontamenti male ammorsati alle pareti

E’ una carenza costruttiva di particolare importanza in quanto causa buona parte dei danneggiamenti post sisma. Si tenga conto che tra i migliori presidi per garantire il collegamento tra le strutture orizzontali e le muratura è costituiti da catene o tiranti dotate di capichiave o paletti che ne garantiscono il bloccaggio meccanico, Molto meno affidabili sono le perforazioni con ancoraggi chimici.

In relazione all’efficacia dei collegamenti la carenza strutturale associata è:

  • grave se meno del 50% dei solai / strutture di copertura sono adeguatamente collegate alla muratura (percentuale valutata in relazione alla superficie delle strutture orizzontali in pianta)
  • di media gravità se sono efficaci i collegamenti per una percentuale compresa tra il 50% e l’80%
  • assente se almeno l’80% collegamenti di piano sono efficaci.

6. Aperture di elevate dimensioni intervallate da maschi di ridotte dimensioni e 7. Presenza di numerose nicchie che riducono significativamente l’area resistente della muratura

Sono due indicatori di vulnerabilità che tengono conto della presenza di porticati e/o loggiati quindi di pareti con grosse aperture, nicchie e allineamenti murari con una significativa percentuale di bucature, presenza di canne fumarie, ecc.

In generale se anche soltanto un allineamento murario ha una percentuale di bucature oltre il 50% della sua lunghezza può essere considerato critico (carenza strutturale alta), se invece le bucature/nicchie costituiscono meno del 25% la vulnerabilità è da considerarsi assente, diversamente le conseguenze della carenza strutturale possono essere considerata di media gravità. Fanno eccezione le strutture ad arco o a volta realizzate in muratura di buona qualità ubicati nei piani interrati dei palazzi.

8. Pareti di elevate dimensioni (larghezza e altezza) non controventate a sufficienza

Il parametro è legato alla possibilità di attivazione del meccanismo di flessione orizzontale e quindi, in maniera semplificata, al rapporto interasse dei muri di spina e spessore del maschio perimetrale esterno oggetto di verifica. La carenza può esser considerata alta se il rapporto interasse / spessore è maggiore di 15, di media gravità se compreso tra 10 e 15, assente se minore di 10.

In maniera del tutto analoga si attribuiscono i livelli di vulnerabilità con riferimento alla possibilità di attivazione dei meccanismi di flessione verticale considerando la quota di interpiano in luogo della distanza di interasse dei muri di spina.

9. Pannelli murari a doppio strato con camera d’aria

Questa voce è legata alla presenza di murature a doppio paramento per una porzione significativa della stessa. La carenza è alta se su un piano, ad esclusione dell’ultimo, lo sviluppo lineare dei pannelli murari a doppio strato con camera d’aria è maggiore del 15% dello sviluppo lineare dei pannelli di quel piano, assente se minore al 5%, di media gravità nei rimanenti casi.

10. Assenza totale o parziale di cordoli

L’indicatore richiama un giudizio relativo alla qualità della copertura e della connessione con la sottostante muratura e completa la carenza “Orizzontamenti male ammorsati alle pareti” che riguarda solo le strutture di interpiano. In relazione all’efficacia dei collegamenti si attribuisce un giudizio sulle possibili conseguenze della carenza:

  • grave se meno dell’50% collegamenti sono efficaci (percentuale valutata in relazione alla superficie delle coperture in pianta),
  • di media gravità se sono efficaci i collegamenti per una percentuale compresa tra il 50% e l’80%
  • assente se almeno l’80% dei collegamenti sono efficaci.

11. Elevata irregolarità in pianta e/o in altezza

La configurazione in pianta si considera compatta se, immaginando la pianta iscritta in un rettangolo, il rapporto dei lati è inferiore a 3 e, eventuali rientri o sporgenze, non superano il 25 % della dimensione totale nella direzione del rientro o della sporgenza. L’irregolarità in pianta tiene conto sia della forma in pianta che della posizione dell’unità strutturale all’interno dell’aggregato. Se il rapporto lato maggiore / lato minore del rettangolo che circoscrive l’aggregato/edificio è:

  • maggiore di 4 e, se in aggregato, la posizione è l’estremità o d’angolo, la carenza può essere considerata grave,
  • se compresa tra 3 e 4 e, se in aggregato, la posizione è l’estremità o d’angolo, la carenza è considerata di media gravità,
  • diversamente se la forma in pianta è compatta oppure se l’unità strutturale ha una posizione interna all’aggregato, la carenza non è presente.

L’irregolarità in altezza tiene conto sia della presenza di eventuali torrini, restringimenti in elevazione. In tal caso la carenza è:

  • grave se sussiste la presenza di torrini o che presentino uno o più piani svettanti di altezza superiore al 30% dell’altezza fuoriterra ovvero una riduzione in termini di superficie lorda in pianta superiori a 20% rispetto al piano inferiore. La carenza è presente anche quanto l’edificio, pur essendo di per sé regolare, è a contatto con altre unità strutturali che producono le condizioni descritte,
  • di media gravità se sussiste le differenza per torrini o piani svettanti descritte al punto precedente sono comprese tra il 10% e il 30% dell’altezza fuoriterra ovvero che presentino una riduzione in termini di superficie lorda tra il 10% ed il 20% rispetto al piano inferiore,
  • assente  se gli ambienti svettanti hanno altezza minori del 10% e le superfici decrescono con continuità con riduzioni dell’area lorda in pianta inferiore al 10%.

Le conseguenza relative alle carenze sono quindi gravi se una delle due carenze è grave, assenti se entrambe sono assenti, di media gravità nei restanti casi.

12. Presenza numerosa di elementi non-strutturali che modificano negativamente il comportamento locale e/o globale

La carenza non ha in generale un’influenza significativa sulla risposta sismica del fabbricato. Gli effetti degli elementi non strutturali riguardano prevalentemente la sicurezza delle persone che occupano la costruzione. I rilievi necessari per valutare il rischio di attivazione dei meccanismi di collasso sono in alcuni casi complicati sia per l’ubicazione degli elementi da indagare sia per la effettiva possibilità di valutare la qualità della connessione.

A titolo esemplificativo sono elencati gli elementi che potrebbero essere soggetti a crolli/distacchi:

  1. Tamponature con altezza di interpiano superiore ai 3.5 m senza cordoli rompitratta intermedi o altri provvedimenti atti a ridurre il rischio di ribaltamento delle tamponature e dei tramezzi (si vedano anche i paragrafi precedenti)
  2. Tamponature totalmente fuori dalla maglia strutturale,
  3. Tamponature a cassetta con un paramento (generalmente l’esterno) fuori dalla maglia strutturale,
  4. Tamponature esterne alla maglia strutturale o di bow-window,
  5. Tramezzature a foglio (spessore inferiore a 10 cm) su altezze superiori a 3.00 m
  6. Rivestimenti pesanti in cattivo stato di manutenzione (in pietra o intonaci spessi distaccati),
  7. Controsoffittature pesanti,
  8. Cornicioni in muratura,
  9. Balconi o pensiline di grandi luci,
  10. Comignoli o canne fumarie sprovvisti di elementi resistenti a trazione ancorati alla struttura
  11. Aggetti di gronda e cornicioni in cattivo stato di conservazione,
  12. Tegole pericolanti o comunque non connesse anche con sistemi a incastro.

Qualora si ravvisi che i collegamenti di elementi non strutturali di grosse dimensioni e massa, la carenza può essere considerata grave, di media gravità se riferibile ad elementi di piccole e medie dimensioni.